Dalla psichiatria alla psicoanalisi. Per una pratica terapeutica gentile
- Autore/i.................: Manica Mauro
- Anno Edizione......: 2019
- EAN.........................: 9788891782199
- Editore....................: Franco Angeli
- Collana...................: Gli sguardi
27,00 €
Tasse incluse
Il testo prende le mosse dagli esordi di un percorso personale e considera il contributo che una prospettiva psicoanalitica ha potuto e può offrire alla psichiatria. Una raccolta di scritti che si immerge nella riflessione che la psicoanalisi può permettere di realizzare sul corpo, sugli affetti e sull'identificazione proiettiva come paradigma dei meccanismi di difesa e delle possibilità non verbali di comunicazione. Come ha curato e come cura oggi la psicoanalisi; l'evoluzione della tecnica analitica; il coinvolgimento dell'analista nel processo terapeutico; l'autenticità e l'etica dell'incontro tra paziente e curante: questi alcuni dei temi contenuti nel libro, che vengono affrontati su due piani contemporanei e paralleli, quello dei progressi di conoscenze che la psicoanalisi ha realizzato e quello del romanzo professionale dell'analista e dell'autore. Ne nasce così un libro che percorre vent'anni di lavoro clinico e di ricerca teorica per arrivare a fornire strumenti sempre più aggiornati a chiunque sia impegnato a occuparsi della sofferenza psichica - psicoanalisti, psichiatri, psicoterapeuti, psicologi, in attività o in formazione - e a chiunque sia interessato o impegnato nel campo della salute mentale. Ai confini tra scienza e narrazione, è un libro che può essere letto come un romanzo professionale o come un saggio scientifico. Come scrive nella prefazione Antonino Ferro: "Un giro in tram (con le rotaie ben piantate per terra) è molto più sicuro di un viaggio alla Star Treck ma quest'ultimo è molto più utile e affascinante. È un testo, quello di Mauro Manica, che ci permette di sognare la psicoanalisi del futuro, e che si allinea a quei pochissimi autori capaci di dirci qualcosa di nuovo e di cimentare la mente con quella sofferenza che chiamiamo pensiero, e che proprio perché causa di sofferenza è così accuratamente evitato optando per la reiterazione del noto".
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